Cari amici e fratelli,
di fronte al prossimo Natale condivido con voi le parole di un futuro santo:

“Andiamo fino a Betlemme,
come i pastori.
L’importante è muoversi.
E se invece di un Dio glorioso,
ci imbattiamo nella fragilità di un bambino,
non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso.
Il volto spaurito degli oppressi,
la solitudine degli infelici,
l’amarezza di tutti gli uomini della Terra,
sono il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura.
La pace è cammino… e per giunta cammino in salita”


A dire il vero, non siamo molto abituati a legare il termine "pace" a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire: “quell’uomo si affatica in pace”, “lotta in pace”, “strappa la vita con i denti in pace”. Più consuete per il nostro linguaggio sono, invece, le espressioni: “sta seduto in pace”, “sta leggendo in pace”, “medita in pace” e, ovviamente, “riposa in pace”. La pace, insomma ci richiama più la vestaglia da camera, che lo zaino del viandante., più il conforto del salotto, che i pericoli della strada. (…) Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un “dato” ma una conquista. (…) La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia, esige alti costi di incomprensione e di sacrificio. (…)
Sì, la pace, prima del traguardo, è cammino, e per giunta cammino in salita.
Vuol dire, allora, che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenziali e i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni, forse anche le sue soste. Se è così occorrono attese pazienti.
Sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all'arrivo senza essere mai partito, ma chi parte coln il miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai (su questa terra s’intende), pienamente raggiunta.

(Tonino Bello, † 1993)

Con l’augurio di un cammino verso la pace.

Don Giancarlo

Leggi anche