Recentemente i giornali hanno riportato come grande novità una variazione nel testo del “Padre Nostro”, la preghiera più famosa e amata. Ci sono cose che riteniamo immutabili e le preghiere sono una di queste. Tanto che, quando preghiamo, le parole ci escono quasi da sole, perché le abbiamo imparate da bambini e, quindi, non le dimenticheremo mai più. Ma adesso dovremo abituarci a una nuova frase: non dovremo più dire «e non ci indurre in tentazione», ma «non abbandonarci alla tentazione». Direte: c’era proprio bisogno di questo cambiamento? E perché è stato fatto? Papa Francesco ci ha spiegato bene il perché. Dio non può indurci in tentazione, non può spingerci verso qualcosa di male. Al contrario, ci protegge dalle tentazioni. Ecco perché quella frase cambia (e dovremo usarla dal 1 dicembre 2019). Tra l’altro, tutto nasce da una traduzione dal greco che da moltissimi anni viene contestata, perché il verbo “indurre” in quella lingua può avere tanti significati. E così, con l’aiuto di esperti biblisti, si è arrivati a questa storica decisione. I nostri bambini impareranno la “nuova” preghiera senza sapere com’era prima. Noi invece ci metteremo un po’ ad abituarci, magari fermandoci per meditare le nuove parole. Non è la traduzione più letterale, ma quella più vicina al contenuto effettivo della preghiera. In italiano, infatti, il verbo indurre non è l’equivalente del latino inducere o del greco eisferein, ma qualcosa in più. Il nostro verbo è costrittivo, mentre quelli latino e greco hanno soltanto un valore concessivo: in pratica lasciar entrare. I francesi hanno tradotto ne nous laisse pas entrer en tentation, cioè, «non lasciarci entrare in tentazione». Noi abbiamo scelto una traduzione volutamente più ampia. «Non abbandonarci alla tentazione» può significare «non abbandonarci, affinché non cadiamo nella tentazione», ma anche «non abbandonarci alla tentazione quando già siamo nella tentazione». C’è dunque maggiore ricchezza di significato perché chiediamo a Dio che resti al nostro fianco e ci preservi sia quando stiamo per entrare in tentazione, sia quando vi siamo già dentro. In ogni caso un’occasione per riflettere meglio sull’amore che il Padre ha per noi e, soprattutto, per pregare con più consapevolezza. Con i genitori dei bambini del catechismo abbiamo così commentato la Preghiera di Gesù:
Non dire PADRE se ogni giorno non ti comporti da figlio.
Non dire NOSTRO se vivi isolato nel tuo egoismo.
Non dire CHE SEI NEI CIELI se pensi solo alle cose terrene.
Non dire SIA SANTIFICATO IL TUO NOME se non lo onori.
Non dire VENGA IL TUO REGNO se pensi solo al successo materiale.
Non dire SIA FATTA LA TUA VOLONTA’ se non l’accetti quando è dolorosa.
Non dire DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO
se non ti preoccupi di chi ha fame
Non dire PERDONA I NOSTRI DEBITI se conservi un rancore verso tuo fratello.
Non dire NON ABBANDONARCI ALLA TENTAZIONE
se non hai intenzione di cambiare.
Non dire LIBERACI DAL MALE se non prendi posizione contro il male.
Non dire AMEN se non prendi sul serio le parole del Padre Nostro.
Buona preghiera a tutti. Don Giancarlo

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